Attenta: se dormi poco mangi “grasso”
Secondo un recente studio americano sembra che la responsabilità sia di una
sostanza chimica che aumenta quando il sonno diminuisce.
La ricerca ha evidenziato da tempo che una cattiva qualità del sonno spinge
a adottare durante il giorno dei comportamenti “alimentari” poco salutari, come
mangiare di più ed in modo incontrollato.
Ora uno studio americano ha evidenziato “il colpevole” di questa catena di
eventi, ossia un segnale chimico che induce il bisogno di mangiare cibi ad alto
contenuto di grassi. Il lavoro è stato recentemente pubblicato sulla rivista “Sleep”:
sono stati coinvolti 14 ventenni sani che per un certo periodo sono stati
privati del sonno.
Dopo questa prova, i volontari non sono stati in grado di resistere alla
proposta di cibi particolarmente appetitosi. I partecipanti hanno
ceduto a biscotti, caramelle e patatine, anche se 2 ore prima avevano consumato
un ricco pasto, contenente il 90% del loro fabbisogno calorico giornaliero.
Meno sonno, più bisogno di piacere
Quello che emerso dallo studio è che la
riduzione delle ore di sonno induce un aumentato rilascio nel sangue di un
segnale che accresce l’attrattività del cibo, ossia aumenta la
gratificazione che si riceve dal mangiare, come afferma Erin
Hanlon dell'Università di Chicago, uno degli autori della ricerca.
Rimanere svegli ha un alto “costo energetico” per l’organismo: se questo si
limita a un paio d’ore si sonno in media rispetto ai ritmi abituali si resta
nell’ambito di “danni” modesti. Al contrario, ogni ora supplementare di veglia
utilizza circa 17 calorie in più, che aumentano esponenzialmente con l’aumento
del numero di ore perse.
Infatti, i partecipanti allo studio, non appena hanno potuto si sono
abbuffati di snack, ingerendo oltre 300 calorie in più rispetto al loro
fabbisogno giornaliero. È evidente come questo comportamento, reiterato, può
causare un significativo aumento di peso nel tempo.
Una fame innaturale
Questo segnale che accende il circuito della gratificazione ha un nome
“impossibile”; si chiama endocannabinoide 2-arachidonoilglicerolo (2-AG), i cui
livelli ematici sono in genere bassi durante la notte, mentre si alzano lentamente
durante il giorno, con un picco nel primo pomeriggio.
Quando i partecipanti allo studio sono stati privati del sonno, invece, i
livelli di endocannabinoidi sono aumentati più velocemente e sono rimasti
elevati durante la sera, oltre al tipico picco delle 12.30.
Durante questo periodo, i volontari hanno fatto registrare punteggi più
alti per quanto riguarda la fame e il desiderio di cibo. Quando è stato dato
loro il permesso di servirsi degli spuntini, hanno ingerito quasi il doppio di
grassi rispetto alla loro media abituale.
Nonostante i limiti di questo studio - piccolo, di breve durata, con un
campione di soggetti limitato, i risultati sono significativi e coerenti con
quanto emerso da altri gruppi di ricerca nel medesimo ambito.
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